Tommi Space

La Rete è libera e democratica (falso)

Ma le esternalità negative dell’adozione di tecnologie di massa sono molto più profonde dei meri effetti sociali immediatamente esperibili nella vita quotidiana, e sono incalcolabili per il semplice fatto che nessuno conosce il futuro.

Questi movimenti sono fortemente connotati dalla feticizzazione autoritaria dell’efficienza e vedono nel proceduralismo «oggettivo» dell’informatica una possibile garanzia di trasparenza e partecipazione. […] Per quanto questi movimenti si dicano reticolari, ricalcano pedissequamente modelli di organizzazione gerarchica.

La democrazia non è un codice, né tantomeno un software. Non c’è un programma, né un programmatore capace di far funzionare meglio e risolvere i bug del sistema.

Occorre invece sapere che la forza di una rete, sia essa anche di tipo centralizzato, sta nei margini, nei territori di frontiera, poiché solo in una dimensione locale, che abbandoni ogni logica di scala, è possibile avviare una nuova paidèia tecnologica che ricomponga la frattura fra conoscenza e capacità tecnica. […] Solo attraverso pratiche micro-politiche quotidiane gli individui possono raggiungere un’intesa basata sulla fiducia reciproca, anziché delegarla a un sistema tecnico-burocratico. Ciascun individuo dev poter mantenere in ogni momento una personalità multidimensionale che non può essere ridotta al segno di una particolare prassi.

Foucault ↑

Poiché il capitalismo della sorveglianza agisce nei contesti micro-politici influenzando la percezione psico-sociologica dell’individuo, è proprio limitandone l’influenza in questa sfera che diviene possibile coltivare una maggiore awareness.

Occorre una risposta politica capace di contrapporre al sistema dominante dei social networks la costruzione di trusted networks.

XVI: la ricerca immediata di alternative è vana; l’alternativa non esiste

l’alternativa a Facebook, ma che funzioni come Facebook, può essere solo un altro Facebook

L’importanza del DMA ↑


pagina 4:

[l’informatica] non è semplicemente una tecnica per gestire l’informazione in maniera automatica, come suggerirebbe il termine, ma possiede una logica propria e lavora e modifica continuamente le sue stesse fondamenta. È fisica teorica e sperimentale insieme: studia la formalizzazione del linguaggio (dunque formalizza la conoscenza), la applica ai componenti fisici dell’elettronica, ne ricava linguaggi che a loro volta influenzano le teorie della conoscenza. Si regge, cioè, su una dimensione ricorsiva del tutto particolare.

Per via della sua natura completamente artificiale, l’informatica è arbitrariamente creata e modificata, mentre ai profani di questi processi appare come una tecnica pura e assiomatica.


pagina 8: dove sta il cloud? Mancanza di un’educazione critica alla comprensione dell’architettura digitale + data ownership: non possediamo più nulla

L’informatica, per un utente comune, sfuma nell’insostenibile leggerezza del Cloud computing.

pag. 9: lock-in services, che non solo possiedono gli strumenti ed i mezzi, ma influenzano la mentalità definendo il mainstream, il corretto ed il falso.

pag. 10-11: freedom to seek

pag. 12: subjective objectivity

pag. 13: determinare il valore di una pagina in base al numero di collegamenti che portano ad essa, come una forma surrogata di peer reviewing per citazioni accademiche. La qualità viene considerata quantitativamente.

questo meccanismo ci illude che la libertà consista nell’ottenere una qualità totale a costo zero, immediata, perché ci sentiamo fortunati. Sappiamo invece che in un sistema reticolare complesso come quello delle reti digitali non esistono verità assolute, ma solo autorità distribuite a seconda del percorso che si desidera affrontare […]. La qualità dipende interamente dalla nostra soggettiva percezione dell’accettabilità del risultato, che rimarrà comunque relativo e parziale.

è curioso che ci si preoccupi così tanto del controllo esercitato da parte dello Stato e delle sue agenzie, a partire da quelle fiscali, e così poco del controllo applicato dai nuovi padroni digitali.

la trasparenza vale per la massa, non per i sistemi di potere, e l’ingegneria sociale sottesa alla piattaforma rimarrà dissimulata, negata, materia per la tecnocrazia.

pagina 20: l’inconsapevolezza dell’utente è la componente fondamentale del mercato digitale che il capitalismo della sorveglianza domina

pagina 21: behavior manipulation

pagina 23: l’illusione che l’intero social network racchiuda tutte le informazioni utili. Non esiste più, dunque, un vero e proprio esterno, ma la percezione che possa esistere in Rete solo un grande spazio pubblico interno e interconnesso. Cos’è uno spazio pubblico? Vedi inizio dell’articolo sul DMA

il social network trasforma l’idea di opinione pubblica nella convinzione che molte opinioni soggettive […] si trasformino per incanto nell’esatto opposto, in verità rivelata

In quasi tutte le analisi si tace sul fatto che le piattaforme social sono state create con l’obiettivo del profitto, non con l’idea di creare un contesto democratico globale di dibattito interculturale.

La natura profondamente economica e finanziaria dei social network centralizzati pone un limite fondamentale a qualunque tentativo di “umanizzazione” di sistemi e infrastrutture che sono concepite per funzionare come macchine da soldi.

pagina 26: omofilia ed echo chambers

C’è un problema del Fediverse collegato a questo: se le istanze si auto-moderano e si de-federano da ciò che non accettano o non tollerano, non si rischia di degenerare in un sistema di bolle che, seppur non create da un algoritmo, aumentano comunque l’incomunicabilità con il diverso?
D’altra parte, sarebbe eticamente corretto programmare ed inserire by design un confronto con il differente? Possiamo applicare un concetto di invisible hand nel sociale?

pagina 27: l’individuo non conosce la propria profilazione e la propria posizione all’interno del framework collettivo

pagina 34:

lo sconcertante risultato è il dilagare di una pornografia emotiva: foto di bambini uccisi in una qualche sporca guerra, postate da cittadini coscienziosi e attivi, vengono accolte da salve accorate di «mi piace».

La democrazia del «mi piace» non conosce negatività, né tanto meno il pudore del silenzio, la dignità della sofferenza.

p. 34-36 long tail theory

p. 38 uno spazio privato for-profit come standard per una comunicazione pubblica e presumibilmente democratica

p. 40-41 analogia ???

pagina 52:

Non bisogna in nessun caso abbassare i consumi, perché moderare l’ansia di partecipazione a suon di mi piace equivarrebbe a una minore libertà. L’argomentazione pseudo-politica dello sviluppo automatico della democrazia, della sua emergenza dai flutti dell’Oceano di Dati, novella Venere meccanizzata, è necessaria a giustificare l’avidità, l’accumulo fine a se stesso della crescita illimitata come Primo Motore Immobile.

pagine 56-57: il pancoinvolgimento del digitale:

non appena si formula un’obiezione alla diffusione massiva di una soluzione tecnologica digitale, si viene tacciati di oscurantismo, di essere reazionari contrari al progresso, luddisti o primitivisti. Attacchi furibondi di questo genere sono probabilmente dovuti al carattere messianico, di buona novella, con cui le tecnologie digitali si presentano spesso in maniera esplicita: mettere in discussione la digitalizzazione autoritaria del mondo equivale allora a un’eresia.

Per ricomporre la frattura fra conoscenza e capacità tecnica occorre, quindi, innanzitutto riconoscere che il piccolo è bello. Bisogna concedersi il tempo di imparare e ricordare che la libertà non è produttiva. […] È possibile costruire tecnologie conviviali, ma questi strumenti sono alternativi a quelli prodotti dall’ipertrofia industriale

pagina 58: gerarchia tecnocratica:

Chi controllerà gli intermediari? Se ci affidiamo a strumenti-intermediari troppo grandi per creare un mondo più libero e democratico, dobbiamo accettare l£instaurarsi di una gerarchia tecnocratica.

In conclusione, le conoscenze immagazzinate all’esterno dei nostri corpi, in quelli che vengono chiamati Big Data, sono una chimera, perché le conoscenze di cui gli esseri viventi possono godere non sono esternalizzabili né intercambiabili. I Big Data non sono autocoscienti, non sono il codice del benessere sociale. Nicholas Carr ha sostenuto che Internet ci rende stupidi. Diremo piuttosto che l’abuso di tecnologie commerciali atrofizza le nostre capacità cognitive, fornendoci protesi con cui sostituiamo arti sani.

pagina 59: partire dalla conoscenza e la costruzione del sé per approcciare correttamente le tecnologie

Le Megamacchine implicano delle relazioni di causa-effetto (concatenazioni) di tipo capitalista o dispotico, generano dipendenza, sfruttamento, impotenza degli individui ridotti a consumatori e servi.

è una questione di scala, non di proprietà, perché la

proprietà collettiva dei mezzi di produzione a questo livello non muta nulla, e si limita ad alimentare un’organizzazione dispotica stalinista. Perciò Illic vi oppone il diritto di ciascuno a utilizzare i mezzi di produzione in una società conviviale, ossia desiderante e non-epidica. Ciò significa: l’utilizzazione più estesa delle macchine da parte del maggior numero di persone, la moltiplicazione delle piccole macchine da parte del maggior numero di persone, la moltiplicazione delle piccole macchine e l£adattamento delle grandi macchine alle piccole unità, la vendita esclusiva di elementi macchinici che devono essere assemblati dagli stessi utilizzatori-produttori, la distribuzione della specializzazione del sapere e del monopolio professionale.

G. Deluze, F. Guattari, Bilancio-programma per macchine desideranti, in Macchine desideranti, Ombre corte, Roma 2004, p. 114

pagine 62-63 fattore consumistico-ecologico

Nella visione turbocapitalista il tema dello spreco è connesso al rifiuto del limite, associato all’impotenza. La leggerezza impalpabile dei bit va di pari passo con la pesantezza dei data center sparsi in giro per il pianeta

pagine 66-67: democrazia come discussione che tende a una sintesi, piuttosto che una procedura di voto

pagine 68-69: la dimensione delle società contemporanee come limite della democrazia diretta

pagine 71-72: uguaglianza e isonomìa

pagina 75:

la Rete viene invocata a garante dell’orizzontalità democratica, ma, tuttavia, è comunque nelle mani di aziende private, non degli Stati.

Il modello sociale sino-americano ha in comune la pressione sempre più forte alla trasparenza radicale

pagina 76:

Il capitalismo autoritario cinese non è incompatibile con il capitalismo democratico americano; anzi, i due sistemi si sostengono a vicenda.

pagina 77:

Questa Rete crea insomma una sorta di cortocircuito antidemocratico, una sorta di stato d’eccezione di massa.

pagina 78:

Le gerarchie dirigenti, i tanto vituperati padroni analogici, sono talmente impegnate a sviluppare il modello sino-americano a livello globale da avere una visione assai limitata del futuro. Tirano a campare, sempre sull’orlo del baratro. Chi invece ha visioni grandiose sono gli anarco-capitalisti, un ossimoro quanto mai calzante per descrivere la frangia più estremista dei cosiddetti :right libertarians.

pagina 81:

L’impero dei Big Data è una sorta di algocrazia nella quale la libertà è realizzabile senza sforzo per chiunque. Le società sono viste dall’alto, come gruppi di individui atomizzati ed egoisti per natura, masse il cui compito è rendersi radicalmente trasparenti alle tecnologie, condividere ogni cosa, per diventare «automagicamente» libere.

pagina 84: il problema dei minori

pagina 86: l’elemento lombrosiano della profilazione digitale

🔎