Tommi Space

Maturandi

Questo è proprio il momento chiave, QUEL momento.

È la volta de Gli Anni e di Notte prima degli esami.

Adesso cominciano a scorrere quelle ore che tutti ricordano per tutta la loro vita.

una classe al lavoro
Un’inquadratura di una scena in classe del mio corto Everyone, che dovremmo finire di girare appena conclusa la maturità

In questi tre giorni che ci separano dall’inizio dell’esame di maturità ogni attimo è cruciale, ogni scelta determinante, ogni pensiero potenzialmente sconvolgente.

Eppure, siamo e ci sentiamo succubi di una macchina infernale che non siamo in grado di definire (altrimenti ovviamente tenteremmo di disattivarla) per cui una volta finita di leggere una pagina di un qualunque testo che dobbiamo ripassare interamente in un giorno, non ci ricordiamo nulla del suo contenuto.

È grave. La chiamo macchina perché è un sistema, un diabolico insieme di ingranaggi che noi facciamo funzionare per inerzia, senza curarci della possibilità di togliere qualche rotella qua e là, rimuovere un po’ di ruggine o oliare bene il tutto per renderla più efficiente.

Ci ostiniamo, spinti da un’ansia ancestrale ormai emblematica e scontata in queste situazioni, a far muovere tutto anche se ci costa massima fatica. Come accelerare disperatamente e andare a 20km/h perché si dimentica il freno a mano tirato.

Siamo studenti alienati. Studiare si è ridotto ad essere una funzione puramente automatica e passiva, inutile, perché così non vale proprio nulla, e snaturata dal fatto che raramente studiamo per entusiasmo.

Che poi vabbè, pensare principalmente al voto è anche normale e naturale, non è di certo il punto principale della questione, tende solo a enfatizzarla pericolosamente, assieme ad un grosso insieme di altri piccoli fattori che, se fossero unici, sarebbero innocui.

La nostra salvezza, tuttavia, è che ci vogliamo bene, che abbiamo un legame unico.

Ciò che ci impedisce di essere schiacciati e oppressi da questa maturità fasulla, oggettivamente più facile e spaventosa solo perché nuova, che si sono inventati a tavolino meno di 10 mesi fa, è l’essere uniti; è l’essere una generazione che è consapevole di possedere un’immensa responsabilità, cosciente del fatto che in pochi anni sarà chiamata a salvare un mondo già sul filo del rasoio, ma che stupide dinamiche politiche e di orgoglio ignorante hanno impedito di guarire prima. Siamo come dei sessantottini, solo un po’ meno dotti e meno sovversivi, non perché meno polemici, ma perché ammorbiditi e abbindolati dalla stessa macchina che ci aliena.

Non saremo mai come gli altri. Siamo speciali! Solo per noi hanno creato una maturità su misura, hanno inventato un nuovissimo colloquiz, ci dicono un sacco di volte state tranquilli!: ci vogliono davvero tanto bene!

Ci vorranno bene finché sopporteremo il peso di un fardello che ci abbassa la testa, ci rallenta, ci ostacola, ma di cui non conosciamo il contenuto, e continuiamo a trasportarlo perché diamo per scontato racchiuda beni fondamentali per la nostra sopravvivenza lungo il percorso.

Se non fosse così?

Se fosse tutto un artificio per essere controllati e per evitare che scopriamo le nostre vere potenzialità?

Non riduciamo questa ipotesi a quella di un mondo meramente orwelliano, freddo, cupo: ho solo tanta paura di avviarmi a percorrere una strada comoda, sicura e tranquilla che “gli adulti” mi stanno asfaltando, senza vedere il sentiero nascosto dai rovi e dalle ortiche, che con il triplo della fatica e della sofferenza mi porterebbe però alla vetta che sogno.

Però dai, su, rimaniamo ancora un po’ quieti, siamo arrivati fin qui, è inutile fare i ribelli e mettere in pratica questi ragionamenti cattivelli e provocatori: come ho detto, manca poco, poi siamo fuori. Continuiamo ad agire comunque come i nostri immediati predecessori: lamentarsi, studiare come si può quanto si può e sperare di uscire il meglio possibile il più presto possibile.

Poi, se vorremo cambiare qualcosa, avremo tempo, poi, con calma, più avanti…

We are defined by our actions, not our words

Ben, Captain Fantastic

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